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Pile di Bagdad
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Pile di Bagdad
La settimana scorsa mentre ero in giro con Ludina , ci siamo fermati a un giornalaio per comprare dei giornali da leggere in piscina , bè era un pò che non compravo i mensili di archeologia e , ho trovato un articolo che parlava delle pile di Bagdad e che il misterioso impianto lo usavano anche gli egiziani 2000 anni fa ... vi riporto uno scritto preso da internet dove si spiega tutta la vicenda riguardo alle pile di B.
Nel 1930 un ingegnere tedesco di nome William Koenig ricevette, dal governo iracheno, l'incarico di ristrutturare il sistema fognario del Museo Iracheno di Antichità a Baghdad. Durante l'esecuzione dei lavori, nelle cantine del museo, rinvenne accidentalmente una cassa di legno contenente numerosi reperti non ancora classificati ma temporaneamente catalogati come oggetti di culto, tra i quali vi erano anche alcuni misteriosi manufatti, alti 15 cm, che si rivelarono essere, almeno secondo quanto riportato dalle fonti documentarie, vere e proprie pile elettriche ante-litteram, risalenti alla dinastia dei Sassanidi (226-630 d.C.). Otto anni più tardi, nel 1938, una di queste presunte pile venne acquistata dall'Università della Pennsylvania ed al termine di meticolose indagini, i ricercatori furono costretti, loro malgrado, a riconoscere che il reperto in loro possesso era a tutti gli effetti una rudimentale pila che impiegava il ferro, il rame, un elettrolito e l'asfalto come materiale isolante. In una delle teche nel museo di Baghdad, sarebbe attualmente esposta una di queste presunte pile, a quanto pare ancora in grado di sviluppare una differenza di potenziale elettrico pari a 1.5 volts, secondo alcune fonti o 0.5 volts, secondo altre.
Ritengo sia corretto a questo punto riportare anche un'altra versione della vicenda inerente il ritrovamento delle pile di Baghdad, versione secondo cui nel Giugno del 1936, nei pressi della capitale irachena, venne rinvenuta, durante i lavori di costruzione di una ferrovia, un'antica tomba coperta da una lastra di pietra, all'interno della quale un equipe di archeologi del Museo Iracheno di Antichità scoprì ben 613 reperti risalenti al periodo dei Parti (248 a.C. � 226 d.C.). Tra monili, statuette e mattonelle scolpite, l'attenzione dei ricercatori venne richiamata da un oggetto inusitato costituito da un cilindro di rame ed una barra di ferro. Il misterioso reperto venne sottoposto all'attenzione dell'archeologo tedesco William Koenig, il quale ipotizzò che fosse una sorta di rudimentale ma ancora funzionante accumulatore di energia elettrica, vale a dire una pila. Koenig riferì anche che il manufatto presentava forti similitudini con altri reperti archeologici portati alla luce in varie località dell'Irak. Al momento del ritrovamento, la presunta pila era composta da un vaso di terracotta contenente un cilindro, a sua volta costituito da una lamina di rame saldata con una lega di stagno al 60% e provvisto di un disco di rame fissato sul fondo ed isolato con del bitume mentre la parte superiore era chiusa da una sorta di tappo da cui sporgeva un tondino di ferro. Nel 1940, l'ingegnere statunitense Willard Gray realizzò un modello funzionante della pila di Baghdad, utilizzando solfato di rame come elettrolito ed ottenendo in questo modo una corrente elettrica. All'epoca in cui le pile vennero presumibilmente realizzate, si sarebbe potuto impiegare, in locum del solfato di rame, l'acido acetico, ricavabile dal vino o anche l'acido citrico, estraibile dagli agrumi. Koenig ipotizzò che questi oggetti fossero implicati in un procedimento elettrochimico finalizzato a placcare d'oro i vasi ornamentali, un vero e proprio processo di galvanostegia
Inutile sottolineare che questa teoria è duramente contestata dalla scienza ufficiale, la quale non accetta di prendere in considerazione, neanche per un istante, la sia pur remota possibilità che l'elettricità sia stata scoperta circa 2000 anni fa, sebbene, anche in ambito accademico, vi siano alcuni ricercatori che dissentono dalla linea di pensiero istituzionale, come ad esempio il fisico Walter Winton, il quale, nel 1962, ebbe la rara opportunità di esaminare la pila di Baghdad. Il suo atteggiamento iniziale fu di totale scetticismo e di diniego ma non appena potè disporre del reperto e lo ebbe analizzato scrupolosamente, realizzò di avere tra le mani l'antesignano di un moderno accumulatore di energia elettrica. Al termine dell'esame Winton dichiarò: " poi del resto così inconcepibile la conoscenza pratica della corrente elettrica in quel periodo? Io sono certo che l'abilità dei popoli primitivi sia largamente sottovalutata. Forse è incredibile solo per coloro che non vogliono crederlo; e l'arrogante presunzione di avere scoperto la scienza moderna ci rende restii ad ammettere che anche i nostri antenati mesopotamici, duemila anni fa, conoscessero gli effetti della corrente elettrica".
Nel 1930 un ingegnere tedesco di nome William Koenig ricevette, dal governo iracheno, l'incarico di ristrutturare il sistema fognario del Museo Iracheno di Antichità a Baghdad. Durante l'esecuzione dei lavori, nelle cantine del museo, rinvenne accidentalmente una cassa di legno contenente numerosi reperti non ancora classificati ma temporaneamente catalogati come oggetti di culto, tra i quali vi erano anche alcuni misteriosi manufatti, alti 15 cm, che si rivelarono essere, almeno secondo quanto riportato dalle fonti documentarie, vere e proprie pile elettriche ante-litteram, risalenti alla dinastia dei Sassanidi (226-630 d.C.). Otto anni più tardi, nel 1938, una di queste presunte pile venne acquistata dall'Università della Pennsylvania ed al termine di meticolose indagini, i ricercatori furono costretti, loro malgrado, a riconoscere che il reperto in loro possesso era a tutti gli effetti una rudimentale pila che impiegava il ferro, il rame, un elettrolito e l'asfalto come materiale isolante. In una delle teche nel museo di Baghdad, sarebbe attualmente esposta una di queste presunte pile, a quanto pare ancora in grado di sviluppare una differenza di potenziale elettrico pari a 1.5 volts, secondo alcune fonti o 0.5 volts, secondo altre.
Ritengo sia corretto a questo punto riportare anche un'altra versione della vicenda inerente il ritrovamento delle pile di Baghdad, versione secondo cui nel Giugno del 1936, nei pressi della capitale irachena, venne rinvenuta, durante i lavori di costruzione di una ferrovia, un'antica tomba coperta da una lastra di pietra, all'interno della quale un equipe di archeologi del Museo Iracheno di Antichità scoprì ben 613 reperti risalenti al periodo dei Parti (248 a.C. � 226 d.C.). Tra monili, statuette e mattonelle scolpite, l'attenzione dei ricercatori venne richiamata da un oggetto inusitato costituito da un cilindro di rame ed una barra di ferro. Il misterioso reperto venne sottoposto all'attenzione dell'archeologo tedesco William Koenig, il quale ipotizzò che fosse una sorta di rudimentale ma ancora funzionante accumulatore di energia elettrica, vale a dire una pila. Koenig riferì anche che il manufatto presentava forti similitudini con altri reperti archeologici portati alla luce in varie località dell'Irak. Al momento del ritrovamento, la presunta pila era composta da un vaso di terracotta contenente un cilindro, a sua volta costituito da una lamina di rame saldata con una lega di stagno al 60% e provvisto di un disco di rame fissato sul fondo ed isolato con del bitume mentre la parte superiore era chiusa da una sorta di tappo da cui sporgeva un tondino di ferro. Nel 1940, l'ingegnere statunitense Willard Gray realizzò un modello funzionante della pila di Baghdad, utilizzando solfato di rame come elettrolito ed ottenendo in questo modo una corrente elettrica. All'epoca in cui le pile vennero presumibilmente realizzate, si sarebbe potuto impiegare, in locum del solfato di rame, l'acido acetico, ricavabile dal vino o anche l'acido citrico, estraibile dagli agrumi. Koenig ipotizzò che questi oggetti fossero implicati in un procedimento elettrochimico finalizzato a placcare d'oro i vasi ornamentali, un vero e proprio processo di galvanostegia
Inutile sottolineare che questa teoria è duramente contestata dalla scienza ufficiale, la quale non accetta di prendere in considerazione, neanche per un istante, la sia pur remota possibilità che l'elettricità sia stata scoperta circa 2000 anni fa, sebbene, anche in ambito accademico, vi siano alcuni ricercatori che dissentono dalla linea di pensiero istituzionale, come ad esempio il fisico Walter Winton, il quale, nel 1962, ebbe la rara opportunità di esaminare la pila di Baghdad. Il suo atteggiamento iniziale fu di totale scetticismo e di diniego ma non appena potè disporre del reperto e lo ebbe analizzato scrupolosamente, realizzò di avere tra le mani l'antesignano di un moderno accumulatore di energia elettrica. Al termine dell'esame Winton dichiarò: " poi del resto così inconcepibile la conoscenza pratica della corrente elettrica in quel periodo? Io sono certo che l'abilità dei popoli primitivi sia largamente sottovalutata. Forse è incredibile solo per coloro che non vogliono crederlo; e l'arrogante presunzione di avere scoperto la scienza moderna ci rende restii ad ammettere che anche i nostri antenati mesopotamici, duemila anni fa, conoscessero gli effetti della corrente elettrica".
gabriel- Numero di messaggi : 1587
Data d'iscrizione : 29.04.09
Età : 53
Località : nato a Torino ma vivo a Modena
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