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IL MILITE IGNOTO

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Messaggio  ladro_di_parole Mer Set 02, 2009 12:29 pm

Il milite era solo fra la neve e il nemico , l'elmetto era stretto mentre le cinghie della giberna gli stringeva forte il suo giovane petto, come la solitudine che entrava dalla fetida aria che sapeva di cordura e di freddo.
Unici rumori gli spari persi lungo la tundra e come non gradita compagna quella paura che non lo lasciava respirare.
Ripensava al sole della sua terra lontana e al mare profondo di azzurro e il ricordo gli faceva scorrere lacrime che si trasformavano in rivoli di ghiaccio.
In quella buca era da quasi due ore lasciato indietro dalla sua compagnia che lo aveva creduto morto dopo l'esplosione della granata lanciata da un cannone nemico.
Si era risvegliato intontito e non sentiva più le gambe intorpidite dal gelo , le aveva massaggiate con vigore per far rifluire il sangue , ma ora doveva camminare per non rimanere congelato.
Avanzò strisciando fra il ghiaccio e la neve nascondendosi fra gli abeti del bosco nordico , il suo unico desiderio era di tornare a casa per rivedere ancora una volta l'azzurro cielo e che si fonde all'orizzonte con il Mediterraneo per un’ultima volta ancora prima di morir, se il suo destino fosse stato quello.
Improvvisamente vide in mezzo alla taiga un casa di legno , stremato bussò gli venne ad aprire una donna stupenda, occhi azzurri così simili al suo agognato mare, i capelli biondi raccolti da una lunga treccia che gli cingeva il capo , accanto a lei un bimbo che lo guardava con occhi impauriti.
Quando si ha fame, freddo e si e' disperati esiste una lingua comune che ti fa capire in qualsiasi posto tu sia e con i suoli grandi occhi scuri implorò qualcosa e un riparo dalla notte incipiente.
Fu fatto accomodare e divise con loro la parca cena che era su tavolo di legno mentre il dialogo continuava con muti sguardi e gesti comuni a tutta l’umanità.
Dormì nel fienile ma verso l’alba fu svegliato dalle grida dei soldati della nazione alleata ,che nella loro rude lingua intimavano un alt e dai rumori che facevano sfondando la porta della casa nella quale aveva trovato rifugio.
Il furore lo accecò, impugnando il suo fucile corse a difendere coloro che lo avevano ospitato ,uccise due, tre ,quattro soldati con il teschio stampato sui loro berretti prima di esser catturato .
La donna e il bimbo nel frattempo avevano avuto il tempo di scappare e da lontano con costernazione assistettero alla fucilazione del giovane soldato come traditore e disertore.
Da quel giorno sulla tomba del militare morto c'è sempre un fiore che una donna ormai anziana porta fresco appena colto dai campi di una Primavera in fiore mentre nelle notti di luna si ode un canto lontano che parla di mare , di pescatori e di terre lontane .
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Messaggio  vuoi_parlare_con_me Mer Set 02, 2009 6:01 pm

Splendido scritto di fantasia (presumo) per dare un volto e un senso alla vita di un milite... che per qualcuno rimarrà sempre noto!

Mi ha fatto pensare la frase: Il furore lo accecò, impugnando il suo fucile corse a difendere coloro che lo avevano ospitato ,uccise due, tre ,quattro soldati con il teschio stampato sui loro berretti prima di esser catturato .

E' forse questo che rende legittimo l'uccidere??? Uccidere non si deve, ma forse ciò lo rende meno insensato!

Baci amari
Paola
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