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Etimologia di una parola
Leggevo stasera su un libro l'etimologia della parola amore ...
che la dice veramente lunga sul suo significato.
La parola è composta dalla A che è un alfa privativo greco, cioè un suffisso che nega la parola che segue,
come morale/amorale - settico/asetticom ,
seguito da MORS che significa morte.
Quindi amore vuol dire sconfiggere la morte.
Cioè l'unica energia in grado di sconfiggere la morte perchè da la vita.
Sarà per questo che non siamo noi a creare l'amore ....
ma l'amore a creare noi ?
che la dice veramente lunga sul suo significato.
La parola è composta dalla A che è un alfa privativo greco, cioè un suffisso che nega la parola che segue,
come morale/amorale - settico/asetticom ,
seguito da MORS che significa morte.
Quindi amore vuol dire sconfiggere la morte.
Cioè l'unica energia in grado di sconfiggere la morte perchè da la vita.
Sarà per questo che non siamo noi a creare l'amore ....
ma l'amore a creare noi ?
misteryombra- Numero di messaggi : 307
Data d'iscrizione : 06.03.09
Età : 104
Re: Etimologia di una parola
Mistryombra ma...ma...stasera ke ti è successso??????????????
HERABLU- Numero di messaggi : 501
Data d'iscrizione : 03.03.09
Località : Modena
Re: Etimologia di una parola
questo post mi è piaciuto davvero......grazie
mrs_holmes- Numero di messaggi : 840
Data d'iscrizione : 17.02.09
Età : 54
Re: Etimologia di una parola
ciao mystery è da un pò che non ti leggo ma come sempre
non mi deludi mai bellissima un bacio alessandra
non mi deludi mai bellissima un bacio alessandra
cuore1969- Numero di messaggi : 1159
Data d'iscrizione : 18.02.09
Età : 54
Località : ZANE' ( VICENZA )
RE; etimologia della parola
Caspiterina non mi ero mai preoccupata fino ad oggi di ricercare l'etimologia di questa parola...poi mi documento, ma questa interpretazione originale la trova stupenda....
mi piace proprio A privativo Mors..l'amore che sconfigge la morte
mi piace proprio A privativo Mors..l'amore che sconfigge la morte
solenascente- Numero di messaggi : 2096
Data d'iscrizione : 21.02.09
Età : 58
Re: Etimologia di una parola
bello veramente..fa riflettere...
Joelyart- Numero di messaggi : 413
Data d'iscrizione : 20.02.09
Re: Etimologia di una parola
NO!!!!!!!! In primo luogo le parole italiane derivano dall’accusativo latino. In secondo luogo, amore deriva, secondo tutti i testi di etimologia e secondo tutti i dizionari, dal verbo latino “amare”, da cui derivano anche “amico” ed altri termini.
Lo vogliamo aprire un dizionario Etimologico????? Per i più pigri
http://www.etimo.it/?term=amore
otre69- Numero di messaggi : 218
Data d'iscrizione : 19.02.09
Età : 54
Località : BRESCIA
Re: Etimologia di una parola
Mio caro latinista e linguista.TESI-ANTITESI -SINTESI. Ora. Mysteryombra è arrivato ad una bellissima,illuminata e felice SINTESI attraverso un gioco di ragionamenti ( da cui la sua TESI) ke forse sul dizionario etimologico nn trovano conferma. Avresti potuto ,in primis,guardare alla SINTESI proposta da Mistery e dopo ,magari ,dare un 3 meno meno in latino al ns postatore cn la tua ANALISI etimologica. E poi nn hai controribattuto cn una tua assolutamente democratica ANTITESI. cmq"AMOR VICIT OMNIA" (Kekkè ne dicano le enciclopedie etimologike)
Ultima modifica di HERABLU il Ven Apr 17, 2009 12:59 pm - modificato 1 volta.
HERABLU- Numero di messaggi : 501
Data d'iscrizione : 03.03.09
Località : Modena
Re: Etimologia di una parola
HERABLU ha scritto:Mio caro latinista e linguista.TESI-ANTITESI -SINTESI. Ora. Mysteryombra è arrivato ad una bellissima,illuminata e felice SINTESI attraverso un gioco di ragionamenti ( da cui la sua TESI) ke forse sul dizionario etimologico nn trovi. Avresti potuto ,in primis,guardare alla SINTESI proposta da Mistery,e dopo e solo dopo dare un 3 meno meno in latino al ns postatore cn la tua ANALISI etimologica.
Hera ma hai messo lo spinotto dalla corrente al cervello??? secondo me ti serve un trasformatore di massa!
otre69- Numero di messaggi : 218
Data d'iscrizione : 19.02.09
Età : 54
Località : BRESCIA
Re: Etimologia di una parola
si si lo so ke oltre alle poppe in internet, ti piacerebbe assistere ad un intervento di lobotomizzazione al mio cervello.Fortuna ke la psikiatria si è evoluta nel frattempo...dai ti ho dato uno spunto cattivello x rispondermi....se vuoi.
Ultima modifica di HERABLU il Ven Apr 17, 2009 7:35 pm - modificato 1 volta.
HERABLU- Numero di messaggi : 501
Data d'iscrizione : 03.03.09
Località : Modena
Re: Etimologia di una parola
O anche che ritrovarsi in due aiuta a sconfiggere la paura della morte? Nella ricerca dell'anima gemella si accantona il pensiero della morte, visto che la a iniziale potrebbe significare senza, quindi senza morte in due contro di essa.
Meditate gente meditate
Meditate gente meditate
Licenziato Rita- Numero di messaggi : 191
Data d'iscrizione : 13.03.09
Età : 55
Re: etimologia di una parola
Licenziato Rita ha scritto:O anche che ritrovarsi in due aiuta a sconfiggere la paura della morte? Nella ricerca dell'anima gemella si accantona il pensiero della morte, visto che la a iniziale potrebbe significare senza, quindi senza morte in due contro di essa.
Meditate gente meditate
Davvero interessante...MI PIACE
solenascente- Numero di messaggi : 2096
Data d'iscrizione : 21.02.09
Età : 58
Re: Etimologia di una parola
A parte le imprecisioni etimologiche, bello lo spunto... mi piace ricordare il nostro immenso Leopardi
Baciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Paola
Amore e morte
Muor giovare colui ch'al cielo è caro
Menandro
Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
Ingenerò la sorte.
Cose quaggiù sì belle
Altre il mondo non ha, non han le stelle.
Nasce dall'uno il bene,
Nasce il piacer maggiore
Che per lo mar dell'essere si trova;
L'altra ogni gran dolore,
Ogni gran male annulla.
Bellissima fanciulla,
Dolce a veder, non quale
La si dipinge la codarda geme,
Gode il fanciullo Amore
Accompagnar sovente;
E sorvolano insiem la via mortale,
Primi conforti d'ogni saggio core.
Nè cor fu mai più saggio
Che percosso d'amor, nè mai più forte
Sprezzò l'infausta vita,
Nè per altro signore
Come per questo a perigliar fu pronto:
Ch'ove tu porgi aita,
Amor, nasce il coraggio,
O si ridesta; e sapiente in opre,
Non in pensiero invan, siccome suole,
Divien l'umana prole.
Quando novellamente
Nasce nel cor profondo
Un amoroso affetto,
Languido e stanco insiem con esso in petto
Un desiderio di morir si sente:
Come, non so: ma tale
D'amor vero e possente è il primo effetto.
Forse gli occhi spaura
Allor questo deserto: a se la terra
Forse il mortale inabitabil fatta
Vede omai senza quella
Nova, sola, infinita
Felicità che il suo pensier figura:
Ma per cagion di lei grave procella
Presentendo in suo cor, brama quiete,
Brama raccorsi in porto
Dinanzi al fier disio,
Che già, rugghiando, intorno intorno oscura.
Poi, quando tutto avvolge
La formidabil possa,
E fulmina nel cor l'invitta cura,
Quante volte implorata
Con desiderio intenso,
Morte, sei tu dall'affannoso amante!
Quante la sera, e quante
Abbandonando all'alba il corpo stanco,
Se beato chiamò s'indi giammai
Non rilevasse il fianco,
Nè tornasse a veder l'amara luce!
E spesso al suon della funebre squilla,
Al canto che conduce
La gente morta al sempiterno obblio,
Con più sospiri ardenti
Dall'imo petto invidiò colui
Che tra gli spenti ad abitar sen giva.
Fin la negletta plebe,
L'uom della villa, ignaro
D'ogni virtù che da saper deriva,
Fin la donzella timidetta e schiva,
Che già di morte al nome
Sentì rizzar le chiome,
Osa alla tomba, alle funeree bende
Fermar lo sguardo di costanza pieno,
Osa ferro e veleno
Meditar lungamente,
E nell'indotta mente
La gentilezza del morir comprende.
Tanto alla morte inclina
D'amor la disciplina. Anco sovente,
A tal venuto il gran travaglio interno
Che sostener nol può forza mortale,
O cede il corpo frale
Ai terribili moti, e in questa forma
Pel fraterno poter Morte prevale;
O così sprona Amor là nel profondo,
Che da se stessi il villanello ignaro,
La tenera donzella
Con la man violenta
Pongon le membra giovanili in terra
Ride ai lor casi il mondo,
A cui pace e vecchiezza il ciel consenta.
Ai fervidi, ai felici,
Agli animosi ingegni
L'uno o l'altro di voi conceda il fato ,
Dolci signori, amici
All'umana famiglia,
Al cui poter nessun poter somiglia
Nell'immenso universo, e non l'avanza,
Se non quella del fato, altra possanza
E tu, cui già dal cominciar degli anni
Sempre onorata invoco,
Bella Morte, pietosa
Tu sola al mondo dei terreni affanni,
Se celebrata mai
Fosti da me, s'al tuo divino stato
L'onte del volgo ingrato
Ricompensar tentai,
Non tardar più, t'inchina
A disusati preghi,
Chiudi alla luce omai
Questi occhi tristi, o dell'età reina.
Me certo troverai, qual si sia l'ora
Che tu le penne al mio pregar dispieghi,
Erta la fronte, armato,
E renitente al fato,
La man che flagellando si colora
Nel mio sangue innocente
Non ricolmar di lode,
Non benedir, com'usa
Per antica viltà l'umana gente;
Ogni vana speranza onde consola
Se coi fanciulli il mondo,
Ogni conforto stolto
Gittar da me; null'altro in alcun tempo
Sperar, se non te sola;
Solo aspettar sereno
Quel dì ch'io pieghi addormentato il volto
Nel tuo virgineo seno.
Muor giovare colui ch'al cielo è caro
Menandro
Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
Ingenerò la sorte.
Cose quaggiù sì belle
Altre il mondo non ha, non han le stelle.
Nasce dall'uno il bene,
Nasce il piacer maggiore
Che per lo mar dell'essere si trova;
L'altra ogni gran dolore,
Ogni gran male annulla.
Bellissima fanciulla,
Dolce a veder, non quale
La si dipinge la codarda geme,
Gode il fanciullo Amore
Accompagnar sovente;
E sorvolano insiem la via mortale,
Primi conforti d'ogni saggio core.
Nè cor fu mai più saggio
Che percosso d'amor, nè mai più forte
Sprezzò l'infausta vita,
Nè per altro signore
Come per questo a perigliar fu pronto:
Ch'ove tu porgi aita,
Amor, nasce il coraggio,
O si ridesta; e sapiente in opre,
Non in pensiero invan, siccome suole,
Divien l'umana prole.
Quando novellamente
Nasce nel cor profondo
Un amoroso affetto,
Languido e stanco insiem con esso in petto
Un desiderio di morir si sente:
Come, non so: ma tale
D'amor vero e possente è il primo effetto.
Forse gli occhi spaura
Allor questo deserto: a se la terra
Forse il mortale inabitabil fatta
Vede omai senza quella
Nova, sola, infinita
Felicità che il suo pensier figura:
Ma per cagion di lei grave procella
Presentendo in suo cor, brama quiete,
Brama raccorsi in porto
Dinanzi al fier disio,
Che già, rugghiando, intorno intorno oscura.
Poi, quando tutto avvolge
La formidabil possa,
E fulmina nel cor l'invitta cura,
Quante volte implorata
Con desiderio intenso,
Morte, sei tu dall'affannoso amante!
Quante la sera, e quante
Abbandonando all'alba il corpo stanco,
Se beato chiamò s'indi giammai
Non rilevasse il fianco,
Nè tornasse a veder l'amara luce!
E spesso al suon della funebre squilla,
Al canto che conduce
La gente morta al sempiterno obblio,
Con più sospiri ardenti
Dall'imo petto invidiò colui
Che tra gli spenti ad abitar sen giva.
Fin la negletta plebe,
L'uom della villa, ignaro
D'ogni virtù che da saper deriva,
Fin la donzella timidetta e schiva,
Che già di morte al nome
Sentì rizzar le chiome,
Osa alla tomba, alle funeree bende
Fermar lo sguardo di costanza pieno,
Osa ferro e veleno
Meditar lungamente,
E nell'indotta mente
La gentilezza del morir comprende.
Tanto alla morte inclina
D'amor la disciplina. Anco sovente,
A tal venuto il gran travaglio interno
Che sostener nol può forza mortale,
O cede il corpo frale
Ai terribili moti, e in questa forma
Pel fraterno poter Morte prevale;
O così sprona Amor là nel profondo,
Che da se stessi il villanello ignaro,
La tenera donzella
Con la man violenta
Pongon le membra giovanili in terra
Ride ai lor casi il mondo,
A cui pace e vecchiezza il ciel consenta.
Ai fervidi, ai felici,
Agli animosi ingegni
L'uno o l'altro di voi conceda il fato ,
Dolci signori, amici
All'umana famiglia,
Al cui poter nessun poter somiglia
Nell'immenso universo, e non l'avanza,
Se non quella del fato, altra possanza
E tu, cui già dal cominciar degli anni
Sempre onorata invoco,
Bella Morte, pietosa
Tu sola al mondo dei terreni affanni,
Se celebrata mai
Fosti da me, s'al tuo divino stato
L'onte del volgo ingrato
Ricompensar tentai,
Non tardar più, t'inchina
A disusati preghi,
Chiudi alla luce omai
Questi occhi tristi, o dell'età reina.
Me certo troverai, qual si sia l'ora
Che tu le penne al mio pregar dispieghi,
Erta la fronte, armato,
E renitente al fato,
La man che flagellando si colora
Nel mio sangue innocente
Non ricolmar di lode,
Non benedir, com'usa
Per antica viltà l'umana gente;
Ogni vana speranza onde consola
Se coi fanciulli il mondo,
Ogni conforto stolto
Gittar da me; null'altro in alcun tempo
Sperar, se non te sola;
Solo aspettar sereno
Quel dì ch'io pieghi addormentato il volto
Nel tuo virgineo seno.
Baciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Paola
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Re: Etimologia di una parola
HERABLU ha scritto:si si lo so ke oltre alle poppe in internet, ti piacerebbe assistere ad un intervento di lobotomizzazione al mio cervello.Fortuna ke la psikiatria si è evoluta nel frattempo...dai ti ho dato uno spunto cattivello x rispondermi....se vuoi.
Hera sei un mito!!!!! Alberto (Otre) è cotto e pronto!!!!
Alberto
Baci gusto confetti
Paola
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Re: etimologia di una parola
misteryombra ha scritto:Leggevo stasera su un libro l'etimologia della parola amore ...
che la dice veramente lunga sul suo significato.
La parola è composta dalla A che è un alfa privativo greco, cioè un suffisso che nega la parola che segue,
come morale/amorale - settico/asetticom ,
seguito da MORS che significa morte.
Quindi amore vuol dire sconfiggere la morte.
Cioè l'unica energia in grado di sconfiggere la morte perchè da la vita.
Sarà per questo che non siamo noi a creare l'amore ....
ma l'amore a creare noi ?
AMors : è toglimento di morte...questa definizione è di Norman Brown nella sua opera LIfe against Death
Norman Brown, il filosofo che piaceva agli hippies
LE IDEE Amico di Marcuse, vide nella repressione il male delle civiltà
«Norman O. Brown, un erudito e platealmente allegro filosofo il cui tentativo di psicanalizzare nientemeno che la storia ha estasiato intellettuali, allettato ricercatori new age e fatto vendere molti libri, è morto mercoledì a Santa Cruz, California. Aveva 89 anni e soffriva di Alzheimer». L' irridente incipit dell' obituary apparso sul New York Times di ieri dà un' idea di quanto la figura di Brown fosse controversa: tanto amato dagli hippies, dalla controcultura libertaria uscita dai campus, quanto sgradito alla cultura accademica, che spesso nel New York Times trova espressione. Per l' autorevole quotidiano, le sue idee sarebbero «un misto d' erudizione e misticismo poetico»: parole che mirano a screditarlo, senza tener conto che fu proprio quella combinazione di eclettismo umanistico e lirismo spirituale ad affascinare gli studenti negli anni Sessanta. Certo, Brown era l' opposto di un pensatore razionalista e sistematico: procedeva per «velocissimi corti circuiti simbolici e balenanti associazioni analogiche» (Pietro Citati), fondendo antiche allegorie religiose e simbolismo freudiano. I circoli intellettuali legati all' establishment inorridirono di fronte a un' opera come Corpo d' amore (Il saggiatore, 1966) che chiamava a testimoni Freud, Marx e Gesù per illustrare il conflitto erotismo-civiltà e per dimostrare che senza l' Eros la civiltà umana si sarebbe consegnata all' istinto di morte. Ma Corpo d' amore fu un bestseller e un libro di culto fra i giovani che battezzarono Norman «il filosofo dell' allegria». Di formazione marxista, Brown si impegnò nella campagna elettorale in favore del Partito progressista di Henry Wallace nel 1948. Dopo avere capito che la politica militante non dava risposte al malessere esistenziale del suo tempo, si rivolse al pensiero di Marcuse di cui era stato amico durante la guerra. Nel 1959, Brown riprese i temi di Eros e civiltà nel saggio La vita contro la morte (ripubblicato da Adelphi), dove sosteneva che gli individui e la società erano prigionieri della «malattia che Freud aveva chiamato repressione». A quest' ultima Brown contrapponeva un' ideologia di liberazione pacifista, antiautoritaria, fondata sulla liberazione sessuale ma anche sulla rottura di ogni schema mentale opprimente: idee che andavano oltre Marcuse e aprivano la via a una nuova spiritualità, liberata dai sensi colpa. Così, mentre l' accademia americana storceva (e storce) il naso, un cattolico italiano illuminato come Sergio Quinzio scriveva a proposito della Vita contro la morte: «Le idee di Brown vanno a toccare e a risuscitare significati immemorabili e speranze inaudite. La psicoanalitica abolizione della repressione diventa in lui la resurrezione della carne». Cesare Medail
Medail Cesare (Corriere della Sera 2002)
solenascente- Numero di messaggi : 2096
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Età : 58
Re: Etimologia di una parola
caspita Sole!! adoro Norman Brown...che piacere ritrovarlo in questo post....
joely
joely
Joelyart- Numero di messaggi : 413
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Re: Etimologia di una parola
PAOLETTA NON SERVONO PAROLE
cuore1969- Numero di messaggi : 1159
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Età : 54
Località : ZANE' ( VICENZA )
RIFLESSIONI SULL'AMORE
RIFLESSIONI SULL’AMORE
COME LE PAROLE NASCONDONO SEGRETI PROFONDI
Probabilmente tutti noi vediamo (o dovremmo vedere) nell’amore, nell’amare, nella capacità di amare, la meta più nobile dell’uomo. Tutti noi però siamo coscienti che questa meta ci appare spesso lontana, molto lontana e questo a quanto maggiormente riusciamo a cogliere l’essenza di ciò che l’amore è.
Cosa significa la parola amore
Un modo per sviluppare sempre di più la coscienza di ciò che l’amore è lo possiamo trovare nel significato della parola amore.
Nella nostra lingua questa parola manifesta subito due caratteristiche. La prima la ritroviamo nel fatto che essa può essere letta come a-more, ossia senza (a- privativo) leggi (le more). Infatti un atto di amore può definirsi tale solamente quando è compiuto in totale libertà, ossia senza alcuna costrizione di alcun tipo, quindi senza alcuna “legge”(giuridica, consuetudinaria, morale) interiore o esteriore che ci obblighi a compierlo. In questo senso si comprende come la Libertà e l’Amore siano come due facce della stessa medaglia in quanto un uomo è veramente libero solo quando ama.
Il secondo aspetto lo ritroviamo nella sua lettura come a-mors, ossia solo attraverso l’amore possiamo raggiungere la nostra meta più alta: vincere la morte e tornare alla Casa del Padre.
Sviluppati così (seppur brevemente) questi pensieri, possiamo allargarci a come altre culture caratterizzino il concetto di amore.
La parola amore nella cultura ebraica
Inizieremo da quella ebraica dato che il cristianesimo si inserisce in quella tradizione. In ebraico amore si dice hahav. Proviamo a pronunciarlo: hahav… esso fluisce dalla nostra bocca come un respiro, un alitare, e questo “amore-alitare” è lo stesso verbo che troviamo nella Genesi quando Dio “alitò” nelle narici di Adamo la Sua prerogativa più alta: laVita. Possiamo quindi cogliere questo “primo” atto d’amore di cui ci giunge notizia: l’alitare la Vita nell’uomo affinché ne divenisse un portatore, portatore di Vita che contemporaneamente è Amore, quindi portatore di Amore spirituale in quanto proveniente da Dio.
Possiamo quindi ora formulare meglio questo primo pensiero: amare significa (per la cultura ebraica) alitare, donare la Vita per il bene dell’altro. E cosa ha fatto il Cristo per noi se non proprio questo? E’ grazie al Suo dono sacrificale della Vita che noi oggi possiamo risalire al Padre, Padre dal quale ci siamo allontanati avendo soggiaciuto alla tentazione luciferica.
L’amore quindi ci viene da Dio, non è una facoltà umana, noi uomini lo possiamo solamente “ritornare” al Padre e così ne diventiamo portatori sempre più “abili” e coscienti fintanto che esso diventa una facoltà spirituale acquisita.
Come si può procedere in ciò? Penso che solamente quando comprendiamo l’immensità dell’Amore di Dio per noi, solo quando iniziamo a comprendere l’immensità del dono del sacrificio del Golgotha possiamo iniziare ad amare e Gesù in croce ha fatto proprio questo: ha dato la Sua Vita per tutti noi, ha esalato (possiamo dire anche “espirato-alitato”?) il Suo Spirito per ritornare la Padre quell’Amore di cui anch’Egli, come vero uomo, era portatore. Vediamo come l’evento viene descritto nei Vangeli: “Ma il Gesù di nuovo gridando a gran voce, lasciò andare lo spirito. Ed ecco il velo del tempio fu scisso in due dalla sommità fino in basso e la terra fu scossa e le pietre furono spezzate... (Mt 27,50-51); “Ma il Gesù, lasciata andare una gran voce, espirò”. (Mc 15,37); “E vociando a gran voce il Gesù proferì: “Padre, a tue mani consegno il mio spirito” E proferendo questo espirò”. (Lc 23,46); “Come dunque prese l’aceto, il Gesù proferì: “È compiuto”. E, inclinando il capo, consegnò lo spirito” (Gv 19,30).
Che dire di più: Gesù sulla croce esala per noi, quale archetipo per tutta l’umanità, quello Spirito di Amore-Vita di cui era portatore.
La parola amore nella cultura greca
Vediamo ora come la cultura greca, cultura per così dire “parallela” ma con caratteri profondamente diversi ha dato veste al concetto di amore. Infatti compito della cultura ebraica era il rapporto con il divino attraverso il profetismo, compito della cultura greca era di raggiungere la stessa meta attraverso la conoscenza, la filosofia.
I greci avevano individuato tre aspetti-concetti dell’amore che denominavano: erao, fileo, agapeo. Vediamoli insieme.
Erao rappresenta l’amore sensuale, istintuale, il più basso. Da questo termine deriva eros e ciò non richiede altri commenti.
Fileo rappresentava invece l’amore di “amicizia”, la predisposizione positiva verso una persona o situazione (anche verso la sapienza cosmica, la Sofia cosmica attraverso la filo-sophia). Questo è il tipico amore familiare, l’amore tra consanguinei, l’amore che vi è tra amici profondi.
Agapeo indicava invece l’amore spirituale, l’amore verso lo Spirito ed anche tra persone che si sono già liberate da eros e fileo. Ma questo concetto merita un maggior approfondimento.
La parola agapeo è composta da tre parole: aga che significa “molto”, da apo che significa un “moto che si sposta da un punto all’altro, da una persona ad un'altra”, ed infine si compone di ao termine che indica una situazione. Ecco quindi il suo profondo significato: un “molto” che si muove da un essere ad un altro e crea-provoca una situazione nuova, quindi l’aver molto da dare e conseguentemente creare uno stato completamente nuovo nell’altro.
La risalita
Possiamo ora porci la domanda di come si possa sviluppare la forza dell’agapeo in noi. La mia opinione è che si possa sviluppare questa forza attraverso l’offrire al Cristo i dolori, le pene, le gioie che la vita ci offre. Come sviluppato nell’articolo che segue i dolori della vita per noi sono “male” ma il “male” Può agire su di noi nella misura che il Padre glielo consente, quindi se noi non lasciamo che il male dilaghi in noi stessi rattrappendoci e indurendoci l’anima e il cuore, ma “offriamo” al Cristo questo stato d’animo, ecco che allora, istantaneamente questo “male” diventa il ponte tramite il quale ci colleghiamo al Padre e quindi al Suo Amore.
Il Divin amore
Che altro dire di più?
Se riflettiamo ora sul fatto che la “logica” del mondo spirituale è la logica del 3+1, possiamo trovare un “quarto” amore che in sé racchiuda trasportando ad un livello ancora superiore i tre già visti? Certamente sì, e la risposta la ritroviamo del cosiddetto “Divin amore”.
Noi in realtà eravamo già collegati al Divin amore, solo che questo collegamento avveniva in forma non pienamente cosciente e quindi non libera. Ciò avveniva nel Paradiso terrestre fino a quando Adamo ed Eva agivano secondo gli ordini divini e così la Vita divina, frutto del Volere divino, scorreva attraverso loro. Soggiacendo alla tentazione Adamo ed Eva (e quindi l’umanità) uscirono dalla Volontà del Padre, e quindi dalla condizione di Figli di Dio, e dal Divin amore.
L’umanità è dunque chiamata a fare ritorno al Padre, alla condizione paradisiaca, a seguire nuovamente e liberamente la Sua Volontà, i Suoi ordini, ossia l’ordine che regnava nel Paradiso terrestre, e quindi a ritornare alla Vita Spirituale eterna. Tornare quindi all’Amore Divino portando come frutto dell’esperienza terrena la Libertà e l’Amore Incondizionato, e questo per rinuncia libera e cosciente della nostra volontà individuale, scegliendo di seguire la Sua.
Enzo Nastati
COME LE PAROLE NASCONDONO SEGRETI PROFONDI
Probabilmente tutti noi vediamo (o dovremmo vedere) nell’amore, nell’amare, nella capacità di amare, la meta più nobile dell’uomo. Tutti noi però siamo coscienti che questa meta ci appare spesso lontana, molto lontana e questo a quanto maggiormente riusciamo a cogliere l’essenza di ciò che l’amore è.
Cosa significa la parola amore
Un modo per sviluppare sempre di più la coscienza di ciò che l’amore è lo possiamo trovare nel significato della parola amore.
Nella nostra lingua questa parola manifesta subito due caratteristiche. La prima la ritroviamo nel fatto che essa può essere letta come a-more, ossia senza (a- privativo) leggi (le more). Infatti un atto di amore può definirsi tale solamente quando è compiuto in totale libertà, ossia senza alcuna costrizione di alcun tipo, quindi senza alcuna “legge”(giuridica, consuetudinaria, morale) interiore o esteriore che ci obblighi a compierlo. In questo senso si comprende come la Libertà e l’Amore siano come due facce della stessa medaglia in quanto un uomo è veramente libero solo quando ama.
Il secondo aspetto lo ritroviamo nella sua lettura come a-mors, ossia solo attraverso l’amore possiamo raggiungere la nostra meta più alta: vincere la morte e tornare alla Casa del Padre.
Sviluppati così (seppur brevemente) questi pensieri, possiamo allargarci a come altre culture caratterizzino il concetto di amore.
La parola amore nella cultura ebraica
Inizieremo da quella ebraica dato che il cristianesimo si inserisce in quella tradizione. In ebraico amore si dice hahav. Proviamo a pronunciarlo: hahav… esso fluisce dalla nostra bocca come un respiro, un alitare, e questo “amore-alitare” è lo stesso verbo che troviamo nella Genesi quando Dio “alitò” nelle narici di Adamo la Sua prerogativa più alta: laVita. Possiamo quindi cogliere questo “primo” atto d’amore di cui ci giunge notizia: l’alitare la Vita nell’uomo affinché ne divenisse un portatore, portatore di Vita che contemporaneamente è Amore, quindi portatore di Amore spirituale in quanto proveniente da Dio.
Possiamo quindi ora formulare meglio questo primo pensiero: amare significa (per la cultura ebraica) alitare, donare la Vita per il bene dell’altro. E cosa ha fatto il Cristo per noi se non proprio questo? E’ grazie al Suo dono sacrificale della Vita che noi oggi possiamo risalire al Padre, Padre dal quale ci siamo allontanati avendo soggiaciuto alla tentazione luciferica.
L’amore quindi ci viene da Dio, non è una facoltà umana, noi uomini lo possiamo solamente “ritornare” al Padre e così ne diventiamo portatori sempre più “abili” e coscienti fintanto che esso diventa una facoltà spirituale acquisita.
Come si può procedere in ciò? Penso che solamente quando comprendiamo l’immensità dell’Amore di Dio per noi, solo quando iniziamo a comprendere l’immensità del dono del sacrificio del Golgotha possiamo iniziare ad amare e Gesù in croce ha fatto proprio questo: ha dato la Sua Vita per tutti noi, ha esalato (possiamo dire anche “espirato-alitato”?) il Suo Spirito per ritornare la Padre quell’Amore di cui anch’Egli, come vero uomo, era portatore. Vediamo come l’evento viene descritto nei Vangeli: “Ma il Gesù di nuovo gridando a gran voce, lasciò andare lo spirito. Ed ecco il velo del tempio fu scisso in due dalla sommità fino in basso e la terra fu scossa e le pietre furono spezzate... (Mt 27,50-51); “Ma il Gesù, lasciata andare una gran voce, espirò”. (Mc 15,37); “E vociando a gran voce il Gesù proferì: “Padre, a tue mani consegno il mio spirito” E proferendo questo espirò”. (Lc 23,46); “Come dunque prese l’aceto, il Gesù proferì: “È compiuto”. E, inclinando il capo, consegnò lo spirito” (Gv 19,30).
Che dire di più: Gesù sulla croce esala per noi, quale archetipo per tutta l’umanità, quello Spirito di Amore-Vita di cui era portatore.
La parola amore nella cultura greca
Vediamo ora come la cultura greca, cultura per così dire “parallela” ma con caratteri profondamente diversi ha dato veste al concetto di amore. Infatti compito della cultura ebraica era il rapporto con il divino attraverso il profetismo, compito della cultura greca era di raggiungere la stessa meta attraverso la conoscenza, la filosofia.
I greci avevano individuato tre aspetti-concetti dell’amore che denominavano: erao, fileo, agapeo. Vediamoli insieme.
Erao rappresenta l’amore sensuale, istintuale, il più basso. Da questo termine deriva eros e ciò non richiede altri commenti.
Fileo rappresentava invece l’amore di “amicizia”, la predisposizione positiva verso una persona o situazione (anche verso la sapienza cosmica, la Sofia cosmica attraverso la filo-sophia). Questo è il tipico amore familiare, l’amore tra consanguinei, l’amore che vi è tra amici profondi.
Agapeo indicava invece l’amore spirituale, l’amore verso lo Spirito ed anche tra persone che si sono già liberate da eros e fileo. Ma questo concetto merita un maggior approfondimento.
La parola agapeo è composta da tre parole: aga che significa “molto”, da apo che significa un “moto che si sposta da un punto all’altro, da una persona ad un'altra”, ed infine si compone di ao termine che indica una situazione. Ecco quindi il suo profondo significato: un “molto” che si muove da un essere ad un altro e crea-provoca una situazione nuova, quindi l’aver molto da dare e conseguentemente creare uno stato completamente nuovo nell’altro.
La risalita
Possiamo ora porci la domanda di come si possa sviluppare la forza dell’agapeo in noi. La mia opinione è che si possa sviluppare questa forza attraverso l’offrire al Cristo i dolori, le pene, le gioie che la vita ci offre. Come sviluppato nell’articolo che segue i dolori della vita per noi sono “male” ma il “male” Può agire su di noi nella misura che il Padre glielo consente, quindi se noi non lasciamo che il male dilaghi in noi stessi rattrappendoci e indurendoci l’anima e il cuore, ma “offriamo” al Cristo questo stato d’animo, ecco che allora, istantaneamente questo “male” diventa il ponte tramite il quale ci colleghiamo al Padre e quindi al Suo Amore.
Il Divin amore
Che altro dire di più?
Se riflettiamo ora sul fatto che la “logica” del mondo spirituale è la logica del 3+1, possiamo trovare un “quarto” amore che in sé racchiuda trasportando ad un livello ancora superiore i tre già visti? Certamente sì, e la risposta la ritroviamo del cosiddetto “Divin amore”.
Noi in realtà eravamo già collegati al Divin amore, solo che questo collegamento avveniva in forma non pienamente cosciente e quindi non libera. Ciò avveniva nel Paradiso terrestre fino a quando Adamo ed Eva agivano secondo gli ordini divini e così la Vita divina, frutto del Volere divino, scorreva attraverso loro. Soggiacendo alla tentazione Adamo ed Eva (e quindi l’umanità) uscirono dalla Volontà del Padre, e quindi dalla condizione di Figli di Dio, e dal Divin amore.
L’umanità è dunque chiamata a fare ritorno al Padre, alla condizione paradisiaca, a seguire nuovamente e liberamente la Sua Volontà, i Suoi ordini, ossia l’ordine che regnava nel Paradiso terrestre, e quindi a ritornare alla Vita Spirituale eterna. Tornare quindi all’Amore Divino portando come frutto dell’esperienza terrena la Libertà e l’Amore Incondizionato, e questo per rinuncia libera e cosciente della nostra volontà individuale, scegliendo di seguire la Sua.
Enzo Nastati
enzo nastati- Numero di messaggi : 1
Data d'iscrizione : 17.11.10
Re: Etimologia di una parola
enzo nastati ha scritto:RIFLESSIONI SULL’AMORE
COME LE PAROLE NASCONDONO SEGRETI PROFONDI
Probabilmente tutti noi vediamo (o dovremmo vedere) nell’amore, nell’amare, nella capacità di amare, la meta più nobile dell’uomo. Tutti noi però siamo coscienti che questa meta ci appare spesso lontana, molto lontana e questo a quanto maggiormente riusciamo a cogliere l’essenza di ciò che l’amore è.
Cosa significa la parola amore
Un modo per sviluppare sempre di più la coscienza di ciò che l’amore è lo possiamo trovare nel significato della parola amore.
Nella nostra lingua questa parola manifesta subito due caratteristiche. La prima la ritroviamo nel fatto che essa può essere letta come a-more, ossia senza (a- privativo) leggi (le more). Infatti un atto di amore può definirsi tale solamente quando è compiuto in totale libertà, ossia senza alcuna costrizione di alcun tipo, quindi senza alcuna “legge”(giuridica, consuetudinaria, morale) interiore o esteriore che ci obblighi a compierlo. In questo senso si comprende come la Libertà e l’Amore siano come due facce della stessa medaglia in quanto un uomo è veramente libero solo quando ama.
Il secondo aspetto lo ritroviamo nella sua lettura come a-mors, ossia solo attraverso l’amore possiamo raggiungere la nostra meta più alta: vincere la morte e tornare alla Casa del Padre.
Sviluppati così (seppur brevemente) questi pensieri, possiamo allargarci a come altre culture caratterizzino il concetto di amore.
La parola amore nella cultura ebraica
Inizieremo da quella ebraica dato che il cristianesimo si inserisce in quella tradizione. In ebraico amore si dice hahav. Proviamo a pronunciarlo: hahav… esso fluisce dalla nostra bocca come un respiro, un alitare, e questo “amore-alitare” è lo stesso verbo che troviamo nella Genesi quando Dio “alitò” nelle narici di Adamo la Sua prerogativa più alta: laVita. Possiamo quindi cogliere questo “primo” atto d’amore di cui ci giunge notizia: l’alitare la Vita nell’uomo affinché ne divenisse un portatore, portatore di Vita che contemporaneamente è Amore, quindi portatore di Amore spirituale in quanto proveniente da Dio.
Possiamo quindi ora formulare meglio questo primo pensiero: amare significa (per la cultura ebraica) alitare, donare la Vita per il bene dell’altro. E cosa ha fatto il Cristo per noi se non proprio questo? E’ grazie al Suo dono sacrificale della Vita che noi oggi possiamo risalire al Padre, Padre dal quale ci siamo allontanati avendo soggiaciuto alla tentazione luciferica.
L’amore quindi ci viene da Dio, non è una facoltà umana, noi uomini lo possiamo solamente “ritornare” al Padre e così ne diventiamo portatori sempre più “abili” e coscienti fintanto che esso diventa una facoltà spirituale acquisita.
Come si può procedere in ciò? Penso che solamente quando comprendiamo l’immensità dell’Amore di Dio per noi, solo quando iniziamo a comprendere l’immensità del dono del sacrificio del Golgotha possiamo iniziare ad amare e Gesù in croce ha fatto proprio questo: ha dato la Sua Vita per tutti noi, ha esalato (possiamo dire anche “espirato-alitato”?) il Suo Spirito per ritornare la Padre quell’Amore di cui anch’Egli, come vero uomo, era portatore. Vediamo come l’evento viene descritto nei Vangeli: “Ma il Gesù di nuovo gridando a gran voce, lasciò andare lo spirito. Ed ecco il velo del tempio fu scisso in due dalla sommità fino in basso e la terra fu scossa e le pietre furono spezzate... (Mt 27,50-51); “Ma il Gesù, lasciata andare una gran voce, espirò”. (Mc 15,37); “E vociando a gran voce il Gesù proferì: “Padre, a tue mani consegno il mio spirito” E proferendo questo espirò”. (Lc 23,46); “Come dunque prese l’aceto, il Gesù proferì: “È compiuto”. E, inclinando il capo, consegnò lo spirito” (Gv 19,30).
Che dire di più: Gesù sulla croce esala per noi, quale archetipo per tutta l’umanità, quello Spirito di Amore-Vita di cui era portatore.
La parola amore nella cultura greca
Vediamo ora come la cultura greca, cultura per così dire “parallela” ma con caratteri profondamente diversi ha dato veste al concetto di amore. Infatti compito della cultura ebraica era il rapporto con il divino attraverso il profetismo, compito della cultura greca era di raggiungere la stessa meta attraverso la conoscenza, la filosofia.
I greci avevano individuato tre aspetti-concetti dell’amore che denominavano: erao, fileo, agapeo. Vediamoli insieme.
Erao rappresenta l’amore sensuale, istintuale, il più basso. Da questo termine deriva eros e ciò non richiede altri commenti.
Fileo rappresentava invece l’amore di “amicizia”, la predisposizione positiva verso una persona o situazione (anche verso la sapienza cosmica, la Sofia cosmica attraverso la filo-sophia). Questo è il tipico amore familiare, l’amore tra consanguinei, l’amore che vi è tra amici profondi.
Agapeo indicava invece l’amore spirituale, l’amore verso lo Spirito ed anche tra persone che si sono già liberate da eros e fileo. Ma questo concetto merita un maggior approfondimento.
La parola agapeo è composta da tre parole: aga che significa “molto”, da apo che significa un “moto che si sposta da un punto all’altro, da una persona ad un'altra”, ed infine si compone di ao termine che indica una situazione. Ecco quindi il suo profondo significato: un “molto” che si muove da un essere ad un altro e crea-provoca una situazione nuova, quindi l’aver molto da dare e conseguentemente creare uno stato completamente nuovo nell’altro.
La risalita
Possiamo ora porci la domanda di come si possa sviluppare la forza dell’agapeo in noi. La mia opinione è che si possa sviluppare questa forza attraverso l’offrire al Cristo i dolori, le pene, le gioie che la vita ci offre. Come sviluppato nell’articolo che segue i dolori della vita per noi sono “male” ma il “male” Può agire su di noi nella misura che il Padre glielo consente, quindi se noi non lasciamo che il male dilaghi in noi stessi rattrappendoci e indurendoci l’anima e il cuore, ma “offriamo” al Cristo questo stato d’animo, ecco che allora, istantaneamente questo “male” diventa il ponte tramite il quale ci colleghiamo al Padre e quindi al Suo Amore.
Il Divin amore
Che altro dire di più?
Se riflettiamo ora sul fatto che la “logica” del mondo spirituale è la logica del 3+1, possiamo trovare un “quarto” amore che in sé racchiuda trasportando ad un livello ancora superiore i tre già visti? Certamente sì, e la risposta la ritroviamo del cosiddetto “Divin amore”.
Noi in realtà eravamo già collegati al Divin amore, solo che questo collegamento avveniva in forma non pienamente cosciente e quindi non libera. Ciò avveniva nel Paradiso terrestre fino a quando Adamo ed Eva agivano secondo gli ordini divini e così la Vita divina, frutto del Volere divino, scorreva attraverso loro. Soggiacendo alla tentazione Adamo ed Eva (e quindi l’umanità) uscirono dalla Volontà del Padre, e quindi dalla condizione di Figli di Dio, e dal Divin amore.
L’umanità è dunque chiamata a fare ritorno al Padre, alla condizione paradisiaca, a seguire nuovamente e liberamente la Sua Volontà, i Suoi ordini, ossia l’ordine che regnava nel Paradiso terrestre, e quindi a ritornare alla Vita Spirituale eterna. Tornare quindi all’Amore Divino portando come frutto dell’esperienza terrena la Libertà e l’Amore Incondizionato, e questo per rinuncia libera e cosciente della nostra volontà individuale, scegliendo di seguire la Sua.
Enzo Nastati
Grande grande intervento, mi è piaciuto molto...
Lo "studierò" con attenzione...
Che dire ....spero di poterti rileggere!
solenascente- Numero di messaggi : 2096
Data d'iscrizione : 21.02.09
Età : 58
Re: Etimologia di una parola
"Possiamo quindi ora formulare meglio questo primo pensiero: amare significa (per la cultura ebraica) alitare, donare la Vita per il bene dell’altro. E cosa ha fatto il Cristo per noi se non proprio questo? E’ grazie al Suo dono sacrificale della Vita che noi oggi possiamo risalire al Padre, Padre dal quale ci siamo allontanati avendo soggiaciuto alla tentazione luciferica"
Io trovo questo concetto BELLISSIMO, DAVVERO QUESTA PAROLA SEMBRA SOFFIO...AMARE SIGNIFICA ALITARE LA VITA, DONARE LA VITA...DEL RESTO SE SIAMO NATI è PER IL GESTO D'AMORE DEI NOSTRI GENITORI CHE CI HANNO DONATO L'ESISTENZA
Io trovo questo concetto BELLISSIMO, DAVVERO QUESTA PAROLA SEMBRA SOFFIO...AMARE SIGNIFICA ALITARE LA VITA, DONARE LA VITA...DEL RESTO SE SIAMO NATI è PER IL GESTO D'AMORE DEI NOSTRI GENITORI CHE CI HANNO DONATO L'ESISTENZA
priscilla- Numero di messaggi : 1209
Data d'iscrizione : 23.05.09
Età : 47
Località : torino
Re: Etimologia di una parola
Grande Enzo mi è piaciuto tanto questo tuo intervento , mi fa piacere che c'e qualcuno che conosce la cultura ebraica , io sono uno studioso di cabbalh ebraica , quindi conosco bene cosa si dice del procunciare bene le parole della cultura ebraica e cosa possano significare e infondere .....
gabriel- Numero di messaggi : 1587
Data d'iscrizione : 29.04.09
Età : 52
Località : nato a Torino ma vivo a Modena
Re: etimologia di una parola
Non mi ritengo esperta di nulla e leggendo il post ho appreso informazioni nuove.
Ringrazio l'autore , perchè ha acceso in me nuove curiosità.
Ringrazio l'autore , perchè ha acceso in me nuove curiosità.
solenascente- Numero di messaggi : 2096
Data d'iscrizione : 21.02.09
Età : 58
Re: Etimologia di una parola
pensa Sole che c'è un detto ebraico " che se pronunciato il nome di Dio nel modo giusto potrebbe finire il mondo " anche nella cultura esoterica giapponese , si pensa che certe parole dette in un certo modo possono creare quello che si dice , tipo fuoco o acqua .... natuarlamente questo fa parte dello studio di un iniziato
gabriel- Numero di messaggi : 1587
Data d'iscrizione : 29.04.09
Età : 52
Località : nato a Torino ma vivo a Modena
Re Etimologia di una parola
Se riflettiamo ora sul fatto che la “logica” del mondo spirituale è la logica del 3+1, possiamo trovare un “quarto” amore che in sé racchiuda trasportando ad un livello ancora superiore i tre già visti? Certamente sì, e la risposta la ritroviamo del cosiddetto “Divin amore”.
Noi in realtà eravamo già collegati al Divin amore, solo che questo collegamento avveniva in forma non pienamente cosciente e quindi non libera. Ciò avveniva nel Paradiso terrestre fino a quando Adamo ed Eva agivano secondo gli ordini divini e così la Vita divina, frutto del Volere divino, scorreva attraverso loro. Soggiacendo alla tentazione Adamo ed Eva (e quindi l’umanità) uscirono dalla Volontà del Padre, e quindi dalla condizione di Figli di Dio, e dal Divin amore.
L’umanità è dunque chiamata a fare ritorno al Padre, alla condizione paradisiaca, a seguire nuovamente e liberamente la Sua Volontà, i Suoi ordini, ossia l’ordine che regnava nel Paradiso terrestre, e quindi a ritornare alla Vita Spirituale eterna. Tornare quindi all’Amore Divino portando come frutto dell’esperienza terrena la Libertà e l’Amore Incondizionato, e questo per rinuncia libera e cosciente della nostra volontà individuale, scegliendo di seguire la Sua.
E' un obiettivo talmente alto da perseguire che ho qualche dubbio sulla riuscita.
Spesso quando mi guardo intorno e osservo la realtà, rimango sempre più attonita di fronte alla superficialità dilagante che sembra aver imbrigliato l'umanità,...perfino i più piccoli sembra abbiano perso l'innocenza e sono completamente irretiti dai falsi valori. Penso che imparare a rinunciare in modo libero e cosciente alla libertà individuale sia un traguardo ancora lontano per l'uomo contemporaneo. Per ora siamo ancora in alto mare!
Noi in realtà eravamo già collegati al Divin amore, solo che questo collegamento avveniva in forma non pienamente cosciente e quindi non libera. Ciò avveniva nel Paradiso terrestre fino a quando Adamo ed Eva agivano secondo gli ordini divini e così la Vita divina, frutto del Volere divino, scorreva attraverso loro. Soggiacendo alla tentazione Adamo ed Eva (e quindi l’umanità) uscirono dalla Volontà del Padre, e quindi dalla condizione di Figli di Dio, e dal Divin amore.
L’umanità è dunque chiamata a fare ritorno al Padre, alla condizione paradisiaca, a seguire nuovamente e liberamente la Sua Volontà, i Suoi ordini, ossia l’ordine che regnava nel Paradiso terrestre, e quindi a ritornare alla Vita Spirituale eterna. Tornare quindi all’Amore Divino portando come frutto dell’esperienza terrena la Libertà e l’Amore Incondizionato, e questo per rinuncia libera e cosciente della nostra volontà individuale, scegliendo di seguire la Sua.
E' un obiettivo talmente alto da perseguire che ho qualche dubbio sulla riuscita.
Spesso quando mi guardo intorno e osservo la realtà, rimango sempre più attonita di fronte alla superficialità dilagante che sembra aver imbrigliato l'umanità,...perfino i più piccoli sembra abbiano perso l'innocenza e sono completamente irretiti dai falsi valori. Penso che imparare a rinunciare in modo libero e cosciente alla libertà individuale sia un traguardo ancora lontano per l'uomo contemporaneo. Per ora siamo ancora in alto mare!
solenascente- Numero di messaggi : 2096
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